venerdì 9 gennaio 2015

L'ideologia misandrica in difesa di Veronica Panariello

L’ideologia misandrica in difesa di Veronica Panarello

sul caso del povero Loris, incuriosisce la posizione del sito bettirossa.com 

"Continua la vivisezione mediatica su Veronica Panarello che ormai è diventato l’argomento principe di tutti i programmi d’informazione e i talk show televisivi (…) Un sostegno mediatico capace di fare a pezzi simbolicamente e materialmente una persona nel momento in cui decide che di quel corpo di madre degenere potrà farne un uso lucroso, alzando lo share (e quindi guadagno) grazie a novelli roghi costruiti sulla piazza mediatica che hanno come spettatori e spettatrici milioni di persone pronte a nutrirsi dei pezzi di quel corpo reietto e malvagio: come se la condanna simbolica di quella strega fosse così introiettata da non poter essere messa neanche in discussione anche se, per il momento, la fase del giudizio è ancora preliminare"
Caspita, che enfasi contro i giudizi affrettati in TV!
Condivido in pieno. Peccato che l’enfasi bettirossiana abbia il difetto di essere unidirezionale.
Dov’era bettirossa quando lo sciacallaggio mediatico faceva a pezzi Filippo Pappalardi, il padre dei fratellini Ciccio e Tore caduti nel pozzo a Gravina di Puglia?
Non si riusciva a trovare un colpevole, quindi è partito l’accanimento contro il più classico dei capri espiatori, il padre.
I giornalisti prima e i magistrati poi lo hanno inchiodato ai propri incrollabili pregiudizi misandrici, in galera senza lo straccio di una prova: uomo, separato e pure antipatico, il colpevole ideale.
Provi a trovare le prove che non è stato lui, provi - se ci riesce - a salvarsi dal granitico impianto accusatorio fondato sull’ideologia.
I brillanti inquirenti avevano risolto il caso, il “mostro” era dietro le sbarre, giornali e TV avevano un colpevole da crocifiggere.
Restava solo il dettaglio di trovare i corpicini; il dubbio non era SE li avesse uccisi il padre, questa ormai era una certezza; l’unico dubbio era dove quel criminale potesse averli nascosti.
Quattro mesi di abbuffata mediatica, dal novembre 2007 al febbraio 2008: unità cinofile in giro nei boschi, sub nei canali e nelle grotte, elicotteri a sorvolare gole e scarpate, battute a tappeto in mezza provincia di Bari, interviste alle autorità.
Il Procuratore Emilio Marzano: “passiamo la zona al pettine fino, li troveremo”.
Il Questore Vincenzo Maria Speranza: “li cerchiamo anche in Romania, non scartiamo nessuna pista”.
Poi, per caso, un altro ragazzino cade in un buco a 50 metri dal centro di Gravina e trova i resti di Ciccio e Tore.
Erano li, ad un passo da casa.
Potevano essere salvati, questo è l’elemento agghiacciante che emerge dall’esame dei poveri resti: sono morti di freddo e di fame, “morte lenta” battono le agenzie.
Scivolati in un labirinto di cisterne abbandonate, un luogo formalmente proibito ma in pratica accessibile a tutti, un sito pericoloso che dovrebbe essere messo in sicurezza ma non lo è.
I ragazzini della zona ci andavano a giocare abitualmente, lo sapevano tutti.
Ma Ciccio e Tore erano dove nessuno li ha cercati, non ne valeva la pena, erano tutti sicuri che fossero già stati ammazzati dal padre e nascosti lontano, non sotto casa.
I fratellini Pappalardi , prima ancora del padre Filippo, sono le vere vittime del pregiudizio antipaterno che ha reso miopi gli inquirenti.
Come mai non si è indignata la bettirossa?
Era distratta e non ha letto un giornale per mesi, o non si è indignata perchè il caso non si prestava alla crociata contro il sistema maschilista?

"la mannaia del boia che deve fare a pezzi chi trasgredisce l’ordine simbolico (maschile) costituito"

Riecco il tormentone, non se ne può più !
La bettirossa vede complotti maschilisti ovunque, è un’ossessione.
Vorrebbe dirci che la povera Veronica è sotto i riflettori inquantodonna, se Loris lo avesse ammazzato il padre nessuna testata avrebbe mantenuto gli inviati sul posto?

"Un trattamento che dimostra come alla base ci sia una disparità basata sul genere"

Certo, la gogna mediatica dimostra una disparità di genere.
Inequivocabilmente, aggiungerei.
Infatti è un trattamento riservato a Veronica, non è mai successo che un uomo sia stato spellato vivo in tv prima che si pronunciasse un tribunale.
Bruzzone, Palombelli, D’Urso & C. lo ripetono chiaramente da anni: sono disponibili se si rimesta nel torbido per le donne che ammazzano; quando invece si parla di uomini che ammazzano preferiscono evitare le telecamere.
Ma dove vive la bettirossa, a Paperopoli?
Facciamo una colletta, regaliamole un televisore. 

"comprovata dal fatto che malgrado i padri che uccidono i propri figli siano in un numero nettamente maggiore"

Beh, questa è grossa davvero!
O la bettirossa è disinformata, oppure è in malafede e mente sapendo di mentire.
Volendo propendere per la prima ipotesi, ci piacerebbe aiutarla ad informarsi meglio prima che parta a testa bassa con affermazioni farneticanti.

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Infanticidio e figlicidio sono crimini in larghissima prevalenza femminili, piaccia o meno alla disinformata bettirossa.
Se ne sono occupati negli anni schiere di criminologi, sociologi, psichiatri, antropologi, giornalisti, non sarebbe male documentarsi prima di sparare pregiudizi a vanvera.

"l’infanticidio del piccolo Claudio, buttato giù da Ponte Garibaldi dal padre alle 6 del mattino per vendicarsi della compagna vittima di violenza domestica, un caso che sebbene abbia destato sdegno generale non ha creato lo stesso enorme carrozzone mediatico messo su per Veronica o il caso di Cogne – che è durato anni con presenza mediatica costante e sistematica"
C’è un particolare che forse sfugge alla bettirossa, si chiama “indagini”.
L’assassino di Claudio ha confessato, non è stato necessario ascoltare intercettazioni o ricostruire itinerari con le telecamere per contestargli le incongruenze.
Veronica invece, esattamente come fece Annamaria, si proclama innocente ma fornisce ricostruzioni incompatibili con l’evidenza dei fatti.
Succede sempre, non è difficile da capire: un caso risolto non fa più notizia, quando invece c’è ancora molto da chiarire l’audience sale e i giornalisti non mollano l’osso.
Strategia sicuramente morbosa, ma i palinsesti televisivi rispettano solo la legge degli ascolti
Prova ne sia che oltre ai TG ed alle rodate Chi l’ha Visto?, Pomeriggio 5, Italia sul 2 e Porta a Porta, sono nate ex novo trasmissioni che trattano esclusivamente crimini, come Quarto Grado e Linea Gialla.
Parlano solo di criminalità femminile, oppure dedicano ogni tanto qualche minutino anche alla criminalità maschile?
Tanto per fare un esempio, dov’era la bettirossa quando i media nutrivano l’Italia a pane e Parolisi? E, andando indietro nel tempo, Sollecito, Alessi, Scattone, Ferraro, Chiatti, Vanacore, Pacciani? Questi non “trasgrediscono l’ordine maschile costituito”
Quando i media si tuffano sui crimini commessi da uomini, dove sono il vittimismo da accanimento mediatico maschilista e la “comprovata disparità basata sul genere”?

"Quale peggior stereotipo – portato al suo estremo – è quello che condanna le madri al rogo e concede attenuanti ai padri che sopprimo i propri figli per vendetta contro le donne, se non la cultura che poggia sull’esercizio di un potere maschile che ha alla base il fatto naturale che l’uomo possa disporre della propria famiglia – madri e figli compresi – in quanto pater familias?"
Non ci sono limiti alle interpretazioni strumentali, alla mistificazione ideologica della realtà.
Madri al rogo e attenuanti ai padri? Ma quando?
La cronaca giudiziaria sgretola in un attimo le teorie bettirossiane. 
Forse per un aspetto ha ragione la nostra amica, una certa asimmetria c’è … asimmetria mediatica, ma soprattutto asimmetria valutativa … sempre però (e qui alla bettirossa verrà un attacco di bile) sbilanciata a favore del femminile.

Philip Resnick osserva una netta tendenza a considerare la donna “malata” piuttosto che “assassina”. Nel 68% dei casi le donne finiscono in clinica psichiatrica mentre solo il 27% scontano una pena detentiva in carcere. Per gli uomini la situazione sembra essere invertita, visto che solo il 14% viene inviato in manicomio contro un 72% che viene imprigionato o addirittura condannato a morte[1].
Marks e Krumar dall’analisi del loro campione, in merito alla soppressione dei figli rilevano che le madri vengono mandate in carcere meno frequentemente rispetto ai padri, pur avendo commesso lo stesso reato. Secondo gli autori la motivazione potrebbe essere la percezione che i padri facciano uso di metodi più violenti per commettere il reato. Le percentuali sono 84% dei padri e 19% delle madri puniti con il carcere per figlicidio.
I campioni analizzati da D’Orban e Cheung parlano di percentuali ancora più basse, attorno al 10%, di donne in carcere in seguito ad omicidio di adulti o adolescenti, la maggior parte ottiene la libertà condizionale o va in un ospedale psichiatrico.
Anche Andrei Wilczynsky, docente della Sydney University, sottolinea che la giustizia penale tratta molto diversamente, in ogni fase del processo, le madri che uccidono i loro bambini dai padri che commettono il medesimo reato, seguendo il principio indimostrabile che i padri sarebbero “cattivi” e “normali” mentre le madri sarebbero “pazze” ed “anormali”.


Qualche altro elemento sfuggito alla bettirossa:
1) La donna è la prima vittima del figlicidio, perché il travaglio interiore è talmente lacerante che quando una madre toglie la vita ai figli è come se la togliesse a se stessa (teoria immancabile nei salotti televisivi, saltata fuori anche per Veronica).
Invece per il padre assassino è tutta una goduria, nessun travaglio, nessun dramma interiore, uccide per il piacere di farlo? 
2) L’assassina, in particolar modo quando uccide i figli, è sempre vittima di un sistema sociale/familiare/sanitario che non ha saputo comprendere il suo disagio, capirla, aiutarla (altro tòpos mediatico, anche questo rispolverato per Veronica)
3) Per motivi fin troppo ovvi la depressione post partum costituisce un’attenuante e/o un motivo di impunibilità esclusivamente femminile, come testimoniato da una casistica infinita.
Oppure la bettirossa conosce qualche padre in gravidanza, che se dovesse ammazzare i figli potrebbe anch’egli ottenere una condanna mite o evitare del tutto la galera per depressione post partum?

"La patria potestà del maschio come supremo ordine delle cose, esiste ed è ancora viva e profondamente radicata nella mentalità comune ed è per questo che non ci si rende conto di quanto queste narrazioni siano sbilanciate in quanto specchio di questa struttura patriarcale. Chi comanda a casa è ancora il maschio e quello che succede dietro le mura di casa è un fatto privato dove l’uomo può esercitare il suo potere naturalmente e fino alle estreme conseguenze: come per l’incesto così anche per l’infanticidio"

Notare che la bettirossa, come la narrazione strategica impone, è molto attenta a contrapporre i termini donna e maschio.
Non donna - uomo, non femmina - maschio.
Categoricamente donna e maschio, ove donna ha un’accezione alta e nobile, maschio viene usato come un insulto per identificare l’odiato nemico.
Ecco l’inquinamento ideologico al galoppo: l’uomo che esercita il potere trattato con benevolenza dai media e dalla magistratura, patria potestà del maschio come supremo ordine delle cose, struttura patriarcale, ordine maschile costituito, comprovata disparità basata sul genere. 
Obiettività, questa sconosciuta.
FN

l'articolo integrale della bettirossa
http://bettirossa.com/2014/12/21/la-saga-del-caso-loris-sulle-madri-cattive-che-uccidono-e-i-padri/




[1] Resnick, Marks & Krumar, D’Orban & Cheung: Dall’amore alla distruttività, Alessandra Bramante – Aracne, 2005