7/11/2013
La figura del Garante Infanzia è gravemente deficitaria in merito ai figli contesi nelle separazioni; non ha mai preso posizione sulla mancata applicazione dell’affido condiviso, sulla forzatura sistematica della norma, sulle strategie di deroga, sui tempi di frequentazione per entrambi i genitori, sull’inerzia dei giudici nel far applicare le proprie decisioni, sul fenomeno emergente delle false accuse, sui criteri di ingresso dei minori in istituto, sul ruolo di magistratura e servizi sociali, sulle sottrazioni internazionali, sulle proposte di legge in commissione Giustizia della Camera o i disegni di legge in commissione Giustizia al Senato, e tanto altro ancora.
Nei confronti del dr. Spadafora, in quanto Autorità Garante Nazionale, c’è un’analisi fortemente critica da parte di tutto il movimento dei genitori separati.
È stato contattato più volte da diverse associazioni, ma non ha ritenuto opportuno convocarle e recepirne le istanze. Ha annunciato per iscritto degli appuntamenti – a firma della collaboratrice dott.ssa Ponari – ai quali non ha dato alcun seguito.
L’unica convocazione arrivata alle associazioni del privato sociale che si occupano da oltre vent’anni di separazioni e minori contesi, è arrivata lo scorso anno in tandem con GEA di Milano.
Risultato: un seminario di studio in cui hanno discusso del problema giudici, avvocati, psicologi, consulenti, mediatori, assistenti sociali. Ci sono tutti, tranne i genitori. Alle associazioni di genitori non era consentito fare interventi, potevano sedere in platea ad ascoltare le perle di saggezza dispensate - guarda caso - proprio dalle categorie che non sono in grado di stemperare i conflitti, non sono in grado di tutelare l’infanzia, non riescono ad applicare le norme e fanno ripetutamente condannare l’Italia dalla Corte CEDU di Strasburgo.
Eppure il ministro Idem - nel breve periodo in cui è stata in carica - ha indetto un convegno per analizzare la violenza sulle donne, convocando ovviamente 60 associazioni che si occupano di violenza sulle donne.
Doveroso, sarebbe stato assurdo discuterne fra psicologi, giudici, avvocati e parlamentari, tenendo fuori proprio chi conosce il problema meglio di chiunque altro.
Assurdo, ma è esattamente quello che ha fatto il dr. Spadafora: per parlare dei problemi in famiglia ascolta tutti, tranne le famiglie.
Eppure, strano a dirsi, ma la consultazione con le associazioni familiari è espressamente prevista dalla legge che istituisce il Garante Figura istituita con legge 112, 12 luglio 2011. All'art. 3 (Competenze dell’Autorità Garante. Istituzione e compiti della Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza), infatti, leggiamo che il Garante:
1. d) assicura forme idonee di consultazione, comprese quelle delle persone di minore età e quelle delle associazioni familiari …
Ma il dr. Spadafora rifiuta di incontrare le associazioni, si rapporta solo con giudici, avvocati etc. e ne esce un triste nulla di fatto. Prova ne sia che dal seminario del novembre 2012 dovevano emergere elementi utili a formulare proposte operative, ma nel Rapporto 2013 non c’è traccia degli elementi utili o di proposte operative emerse dal seminario.
Quanto al lavoro svolto in due anni, è impossibile definirlo vicino alle aspettative di cittadine e cittadini.
Abbiamo assistito ad almeno 6 o 7 incontri pubblici nei quali l’intervento del Garante (sia Spadafora che, più spesso, il Portavoce De Angelis) ruotava sulle lungaggini burocratiche per l’insediamento post-nomina, la carenza di fondi, la carenza di organico, la precarietà della sede, la difficoltà di lavorare.
Faremo, diremo, ci impegneremo, presteremo attenzione, concentreremo gli sforzi, … promesse, promesse, promesse, concretezza zero.
O meglio, ecco la concretezza: il Garante pubblica un rapporto annuale, col quale riferisce al Governo le criticità che riguardano l’infanzia. Il rapporto 2013, pubblicato ad aprile, consta di 43 pagine delle quali 6,5 occupate dalla relazione annuale al Parlamento. Il resto è materiale reperibile in rete da chiunque, gratuitamente: la Convenzione di New York dell’’89, la mappa dei garanti regionali, alcune tabelle ISTAT.
Qualcosa bisognava pur mettere giusto per fare un po’ di volume, visto che la sola relazione è francamente poca cosa, troppo scarna per giustificare una pubblicazione a colori, con copertina in cartoncino, etc.. In più di 6 pagine, lo spazio dedicato alle separazioni e 5 righe sul caso di Cittadella.
La vicenda di Cittadella non nasce affatto da un “conflitto tra genitori per l’affidamento”, come dice la relazione, bensì dalla cronica incapacità del sistema giudiziario nell’eseguire un provvedimento. Il caso che il Garante cita come suo deciso intervento è sintetizzabile in tre punti:
- la potestà di un genitore era decaduta da 5 anni il Tribunale aveva deciso di affidare il figlio all’altro genitore,
- i Servizi Sociali provavano da 3 anni ad eseguire in maniera non traumatica ma un genitore ed il suo clan hanno sempre opposto accaniti rifiuti, vanificando ogni decisione giudiziaria ed ogni intervento soft,
- i genitori, quindi, non avevano più nulla da “contendersi” in quanto l’iter legale era ormai concluso da anni.
Tuttavia un genitore non gradiva la sentenza e rifiutava di eseguirla, violando tutto il violabile; l’altro non chiedeva altro che il legittimo ripristino della legalità.
Sperare nel rispetto delle sentenze è indice di conflittualità?
Ancora sulla concretezza Il Garante ha all’attivo la pubblicazione di due Relazioni al Parlamento (Prima Relazione Annuale - Seconda Relazione Annuale), nelle quali si distingue un fumetto destinato a ragazze e ragazzi, realizzato col personaggio Geronimo Stilton, lo spot televisivo I HAVE DREAMS Ora apprendiamo della fiction “il bambino cattivo” per la regia di Pupi Avati, che andrà in onda su RAI2 il 20 novembre, opera realizzata su sollecitazione del Garante.
La fiction, in particolare, intende raccontare con gli occhi di un bambino di dodici anni l'esperienza lacerante che troppo spesso si produce nelle separazioni e nei conflitti genitoriali.
Attendiamo fiduciosi il lavoro di Pupi Avati, resta il fatto che chi scrive sembra - posso sbagliare - che la principale preoccupazione del Garante sia quella di curare l’aspetto della comunicazione, tralasciando una effettiva concretezza di intervento.
Mi chiedo: in questi due anni come è migliorata, se è migliorata, la condizione dei minori contesi nelle separazioni?
Rispetto a quando il Garante Nazionale non c’era, cosa è cambiato?
Come ha inciso il Garante, pur nei limiti del proprio mandato, sul disagio sociale dei minori contesi, dei minori in istituto, dei minori sottratti?
Ok, abbiamo capito che ha pochi fondi e pochi collaboratori (non dice altro da due anni), ma questi pochi fondi, spot a parte, cosa sono serviti a fare di concreto?
Se il Garante avesse avuto a disposizione il budget e l’organico della Farnesina, avrebbe pubblicato più fumetti o avrebbe avuto il coraggio di prendere ufficialmente posizione nei confronti di un Sistema Giustizia che non funziona, e non funzionando viola i diritti dei minori?
È una protesta corale contro lo sfascio della Giustizia, dallo piaga della situazione carceraria alla lunghezza insostenibile delle cause civili, dalla vergogna delle prescrizioni alle violazioni dei diritti umani condannate dalla CEDU … solo la giustizia minorile funzionerebbe come un orologio?
Oppure funziona coi piedi come tutto il resto, ma non si deve dire?
Da ultimo, sappiamo perfettamente che il Garante non ha poteri giurisdizionali, infatti nessuno chiede al dr. Spadafora di modificare sentenze e decreti. Dovrebbe però prendere posizione, conoscere nei dettagli, segnalare … esattamente ciò che evita di fare per quanto riguarda le criticità delle separazioni. Sempre dalla legge 112 del 12 luglio 2011:
Poteri del Garante:
- Vigilare sull’applicazione della Convenzione Onu del 1989
- Diffondere la conoscenza e la cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
- Segnalare alle Autorità competenti casi di violazione dei diritti dei minorenni
- Verificare che alle persone di minore età siano garantite pari opportunità nell’accesso ai diritti
- Esprimere pareri sul Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva
- Esprimere pareri sui disegni di legge del Governo e sulle proposte normative delle Camere riguardanti i minorenni
- Segnalare al Governo, alle Regioni e agli Enti locali interessati tutte le iniziative opportune per assicurare la piena promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Se il Garante prende atto della carenza di asili nido, il suo ruolo si concretizza con una posizione pubblica e la segnalazione ufficiale al Governo, non è suo compito costruire gli asili mancanti.
Se il Garante prende atto della alimentazione insufficiente (un minore su 5 consuma giornalmente frutta e verdura, rapporto 2013) il suo ruolo si concretizza con una posizione pubblica e la segnalazione ufficiale al Governo, nessuno gli chiede di coltivare la frutta mancante.
Allo stesso modo, se il Garante prende atto della situazione deficitaria di mille aspetti della giustizia minorile, il suo ruolo si concretizza solo prendendo posizioni pubbliche e facendo segnalazioni ufficiali al Governo, non è suo compito intervenire sui singoli provvedimenti.
Ok, non deve intervenire sui provvedimenti vergognosi, ma almeno deve dire che esistono provvedimenti vergognosi. Invece, dal Garante, null’altro che un assordante silenzio.
Mentre le associazioni forensi lamentano una costante violazione dei diritti dell’infanzia, la Polizia di Stato lancia l’allarme per le false accuse fra separati, i neuropsichiatri riscontrano le ripercussioni negative per l’infanzia delle false accuse, mentre tutto intorno proliferano voci di protesta per la mancata applicazione dell’affido condiviso e in Parlamento si moltiplicano le proposte di legge per riformare una norma disattesa dalla magistratura, il Garante che fa? Pubblica il fumetto del topo Geronimo.
Se preferisce evitare di prendere posizione contro le criticità del Sistema Giustizia, qualcuno gli spieghi che il suo mandato è “garante dell’infanzia” e non “garante della magistratura”, ne’ “garante dell’avvocatura” o “garante dei servizi sociali”.
Con tali modalità operative l’Autorità Garante dimostra di essere l’ennesimo Ente inutile. In un momento politico, sociale ed economico in cui necessita tagliare i rami secchi e chiudere gli Entri inutili, se ne aprono di nuovi.
E si lamenta pure di avere pochi fondi..... Ne meriterebbe il doppio, se solo facesse qualcosa per incidere concretamente sulle criticità oggetto del suo mandato.
Se non lo fa, può anche tornarsene a casa.
Nessun commento:
Posta un commento