martedì 22 settembre 2015

Per il Garante Infanzia il disagio minorile nella crisi di coppia non merita attenzione

14/06/2013 

La tutela dei minori coinvolti nelle separazioni non era una priorità nel rapporto 2012, continua a non esserlo nel rapporto 2013. 
Quindi le opzioni sono due, non ve ne può essere una terza: 
1) o nella coppia in crisi il disagio minorile non esiste, o 
2) se esiste, non merita l’attenzione del Garante.
Per “attenzione del Garante” si intende un’analisi approfondita dei problemi, un confronto con le strutture che studiano il fenomeno da decenni, una posizione ufficiale in merito alle criticità rilevate, una serie di suggerimenti al Governo.
Può darsi che il Garante non abbia il know-how necessario a comprendere i molteplici aspetti delle strategie di esclusione di un genitore e le ripercussioni sulla prole.
È lecito non conoscere. È un po’ meno lecito non voler conoscere, rifiutando le offerte di collaborazione, ignorando gli studi effettuati, evitando gli incontri con gli esperti del settore.
La relazione infatti liquida con 12 righe 12 i conflitti familiari  che coinvolgono figli minori:


Riprendiamo in seguito l’argomento “riflessione complessiva”. Ora, per meglio comprendere la superficialità del Garante, è significativo un passaggio successivo:  


Ah ecco, il problema è la spettacolarizzazione. 
Ovvio, se il filmato non fosse andato in tv, il bimbo non avrebbe subito alcunché. 
Il disagio quindi non nasce dall’inerzia della giustizia prolungata per anni, ma dal fatto che gli effetti devastanti di tale inerzia vengano mostrati al pubblico televisivo.
Non è meraviglioso?
In sostanza: basta che non si sappia in giro, ed ecco che il disagio minorile è risolto.
Sconcertante, nella sua superficialità, la lettura del Garante.
La vicenda di Cittadella non nasce affatto da un “conflitto tra genitori per l’affidamento”, come dice la relazione, bensì dalla cronica incapacità del sistema giudiziario nell’eseguire un provvedimento.
Il caso che il Garante cita come suo deciso intervento è sintetizzabile in tre punti:
  • la potestà genitoriale materna era decaduta da 5 anni
  • il Tribunale aveva deciso di affidare il figlio al padre
  • i Servizi Sociali provavano da 3 anni ad eseguire in maniera non traumatica ma la madre ed il suo clan hanno sempre opposto accaniti rifiuti, vanificando ogni decisione giudiziaria ed ogni intervento soft..  
I genitori, quindi, non avevano più nulla da “contendersi” in quanto l’iter legale era ormai concluso da anni.  
Tuttavia un genitore non gradiva la sentenza e rifiutava di eseguirla, violando tutto il violabile; l’altro non chiedeva altro che il legittimo ripristino della legalità.
Sperare nel rispetto delle sentenze è indice di conflittualità?
Per non essere conflittuale, il genitore avrebbe dovuto semplicemente rassegnarsi all’illegalità consolidata? 
Invece, pensa un po’, 'sto signore è tanto arrogante, aggressivo e conflittuale da illudersi che Giustizia e Diritto facciano il proprio corso.
Le reiterate opposizione materne non hanno prodotto altri effetti che un ulteriore e deleterio allungamento dei tempi.
Infatti, dopo vari passaggi in Cassazione e Corte d’Appello, il provvedimento conclusivo conferma la collocazione del minore presso il padre, vanificando il teatrino andato in scena davanti alle telecamere.
Quindi chiediamo al Garante: nel caso la lui citato, la criticità è individuabile nell’indole litigiosa dei genitori, padre compreso, o piuttosto nell’inefficacia del sistema giudiziario?  
Meglio non prendere una posizione ufficiale, meglio non dire la verità, meglio la politica dello struzzo: la colpa è dei genitori che non riescono a trovare un accordo, e soprattutto della tv che fa spettacolo.
Stupendo davvero.
Torniamo all’argomento “riflessione complessiva”.
Il Garante, appena insediato, ha ricevuto numerose proposte di collaborazione da una serie di strutture che operano da anni a tutela dei minori coinvolti nelle separazioni.
Prima ha ignorato i minori coinvolti nelle separazioni, poi ha “scoperto” la gravità del problema quando è scoppiato il caso di Cittadella, ove suo malgrado è stato tirato dentro da stampa e tv.
Quindi in qualche maniera del problema bisognava prendere atto, e come interlocutore ha scelto GEA, ignorando chiunque altro.
Ha messo in calendario un incontro per il 28 novembre 2012, selezionando i relatori e gli argomenti da trattare.
Non serve insistere sull’inefficacia di tale incontro, in merito alla quale si sono già espresse le strutture Adiantum, Stati Generali ed ANFI.
Sorprende, tuttavia, la contraddizione fra quanto dichiarato come obiettivo del convegno, e quanto invece espresso dal convegno stesso.
Il programma allegato recitava testualmente“Obiettivo della giornata è confrontarsi e fare proposte concrete sulle azioni da intraprendere per il futuro”
Il “confronto” è avvenuto fra giudici ed avvocati, psichiatri e parlamentari, psicologhe e mediatori.
Nessuna associazione di genitori: una serie di operatori che parlano della famiglia, senza ovviamente che ci sia la famiglia.
Perfetto!  
Come parlare della violenza subita dalle donne senza ascoltare le associazioni che tutelano le donne. Si convocano tutti: criminologi, carabinieri, giudici, statistici, parlamentari ed avvocati, tranne le donne che subiscono violenze.
Bizzarro, no? Infatti il Ministro Idem, volendo documentarsi sul femminicidio, ha convocato 60 “associazioni di categoria”; il Garante invece, volendo documentarsi sulle separazioni critiche, ha ritenuto opportuno convocare tutti tranne i genitori separati.
Ho difficoltà a non considerare folle, o quantomeno improduttivo, escludere da una “giornata di studio” la parte che rappresenta il patrimonio preziosissimo della casistica, che ha il più dettagliato ed aggiornato polso delle criticità, che sperimenta la discrasia tra ciò che è scritto in una sentenza e ciò che invece accade nella quotidianità.
Il Garante lo ha fatto.
Cosa più curiosa, lo ha fatto fingendo di non volerlo fare.
Abbiamo infatti dettagliatamente illustrato al Garante, dal 12 dicembre 2012, l’inefficacia della cosiddetta “giornata di studio”, entrando nel merito dei numerosi argomenti che - pur non essendo stati oggetto di discussione - costituiscono gravi violazioni di diritti dell’infanzia.
L’Autorità Garante rispondeva con una comunicazione, a firma della Dott.ssa Alessandra Ponari, che concludeva


La comunicazione è datata 1 febbraio 2013, a giugno ancora non è stato dato seguito all’impegno.
L’incontro non è avvenuto, nessun contatto è arrivato ne’ a chi scrive ne’ ai legali rappresentanti delle altre strutture che hanno firmato la comunicazione del dicembre 2012 .
Infatti il 10 giugno è stato presentato ufficialmente il secondo rapporto al Governo, senza che l’Autorità Garante abbia sentito la necessità di acquisire ulteriori informazioni.
L’unica fonte di approfondimento, infatti, è sempre il quadro deficitario emerso dalla famosa giornata di studio del 28 novembre.
Siamo lieti di apprendere, leggendo la relazione, che il Garante prenda posizione contro la povertà e denunci come un solo bambino su 5 abbia frutta e verdura ogni giorno.
Particolare importantissimo, ma ci illudevamo con una certa fiducia che il Garante potesse prendere posizione contro ogni disagio che riguarda l’infanzia.
Evidentemente era una fiducia mal riposta
Per i minori coinvolti nelle separazioni non c’è alcun disagio.  
In conclusione, vorremmo capire se l’inefficacia dimostrata dall’Autorità Garante nasca solo dalla inesperienza e dalla buonafede, o piuttosto da una precisa volontà di non esprimere pareri che potrebbero entrare in conflitto con poteri forti.

http://www.adiantum.it/public/3369-per-il-garante-infanzia-il-disagio-minorile-nella-crisi-di-coppia-non-merita-attenzione.asp

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