13/11/2013
Ci risiamo.
Il principio di bigenitorialità proprio non riesce ad entrare nel Tribunale per i Minorenni di Roma.
Rimane una chimera voluta dal Legislatore e dal Parlamento nel 2006, al momento di varare la norma dell’affidamento condiviso.
O meglio, seppure il principio entri formalmente in Tribunale, nella sostanza troppi magistrati non riescono ad affrancarsi dalla consuetudine consolidata di comprimere l’accesso ai figli per la figura paterna.
Sembra essere qualcosa di febbrile, un pregiudizio culturale impossibile da estirpare, l’accanimento ossessivo che si legge tra le pieghe dei provvedimenti è “limitare il padre”.
Limitare sempre, limitare comunque, limitare appena se ne presenta l’occasione.
Limitare le cene con i figli, limitare gli incontri nel numero e nella durata, limitare i pernottamenti, limitare le vacanze, limitare persino le telefonate.
Cosi la presa per i fondelli dello pseudocondiviso si trasforma nella parodia di se stesso: tra una sforbiciata ai weekend e una rasoiata alle vacanze, impera sovrana la restaurazione dell’affido esclusivo travestito da bigenitorialità.
Le tattiche di aggiramento della riforma le conosciamo tutti fin nei minimi dettagli, le denunciamo da anni con dovizia di particolari, approfondiamo decreti e sentenze che gridano vendetta, estraiamo una casistica reale che smentisce clamorosamente le idilliache statistiche ISTAT, analizziamo le strategie utilizzate per mascherare da condiviso ciò che condiviso non è .
Però predichiamo nel deserto, tanto non cambia nulla.
Non ci resta che evidenziare ciò che i Tribunali tentano di spacciare per “condiviso”, mostrando pubblicamente le perle di Diritto che dispensano a piene mani.
L’ultima chicca di cui abbiamo notizia è del TdM di Roma, che si accanisce ad erogare misure gravemente penalizzanti per il padre, preoccupandosi però di spacciarle per affido condiviso. E' del giudice De Biase, andato in pensione subito dopo questa sentenza (fortunatamente per i futuri separandi, sfortunatamente, per chi ha subito questa ultima perla di giurisprudenza)
Il Tribunale sembra partire bene
Poi però arrivano le solite storture.
Quello che nominalmente risulta essere un condiviso, si trasforma nell’immancabile presa in giro: un pomeriggio a settimana e un weekend al mese
Limitiamolo questo padre, e che diamine!
Alcuni particolari non da poco: i genitori vivono in città diverse, la madre si è trasferita da Parma a Roma dopo la separazione (col bimbo, ça va sans dire), formulando le solite accuse (maltrattamenti, ça va sans dire), che si sono dimostrate inventate (archiviazione, ça va sans dire).
Un copione già visto.
Due città diverse rendono difficile avere più di un pomeriggio a settimana, ma questa restrizione obbligata – imposta da un genitore e subita dall’altro – dovrebbe almeno comportare una sorta di compensazione, consentendo al bambino di trascorrere col genitore che vive lontano la maggior parte del tempo libero dagli obblighi scolastici.
Invece questi che fanno?
Limitare, limitare, limitare
Quindi ecco che sfoderano tre giorni a Natale, quando quest’anno le scuole saranno chiuse per 16 giorni dal 22 dicembre al 6 gennaio.
Sarebbe una bestialità 8 giorni con ciascun genitore?
Ma nooo, limitare, limitare, limitare … poi c’è il rischio che salti fuori la solita storia di Salomone per cui i bimbi non vanno divisi a metà.
Ok, allora sarebbe una bestialità 7 giorni col padre e 9 con la madre, così è garantito il ruolo prevalente tanto caro ai nostri giudici?
Ma nooo, limitare, limitare, limitare! Tre bei giorni, che vuoi di più?
Così la metà del tempo la passano in macchina, per andare e tornare dalla provincia di Brindisi.
Già, perché il padre che lavora a Parma è di origine pugliese e vorrebbe - pensa un po’ la sfrontatezza - che ogni tanto, magari in occasione delle feste, il figlio vedesse anche nonni, zii e cuginetti del ramo paterno.
Ok, gli danno tre giorni … parte da Parma, passa a Roma a prendere il figlio e poi raggiunge Francavilla Fontana … se non trova traffico o file al casello, se il bambino non ha bisogno di fermarsi più di 2 volte per fare pipì, se non trova incidenti o deviazioni per lavori in corso se la cava con 11/12 ore all’andata ed altrettante al ritorno, che vuole di più? Un intero giorno perso per strada, ma rimangono due giorni pieni.
E sfottono pure, definendoli testualmente “apprezzabili periodi di tempo”.
Che fa ‘sto padre, non apprezza?
Ah vabbé, allora è proprio incontentabile.
A nessuno interessa lo sballottamento del cucciolo, che passa più tempo in macchina che con i parenti?
Però sono tempi apprezzabili, lo dicono loro …. quindi pure il bambino deve apprezzare.
In estate le cose non cambiano: 20 giorni anche non continuativi.
Che vuol dire, 2 spezzoni da 10 gg o possono anche essere 5 spezzoni da 4 gg? E allora perché non 10 spezzoni da 2 gg, così al bambino viene l’esaurimento nervoso e tutta la tredicesima se ne va in benzina e autostrada Parma/Roma/Brindisi?
Sarebbe una bestialità due mesi col padre, visto che il resto dell’anno c’è un monopolio materno?
Ma noooo, limitare, limitare, limitare!
Migliaia di genitori separati che vivono nella stessa città trascorrono d’estate un mese ciascuno con i figli, pur avendo frequentazioni infrasettimanali libere dai vincoli della distanza.
Per questo padre un mese come tutti gli altri, era troppo?
Ma noooo, limitare, limitare, limitare!
Meglio rosicchiare una decina di giorni, si accontenti di 20 e deve pure essere felice perché c’è scritto che sono tempi apprezzabili.
Che fa, non apprezza?
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